3 gennaio 2012

C'era una volta IL TRENINO DELL'ANAPO

Dal giornale "La Sicilia" del 31-dicembre 2011

Mezzo secolo d'attesa per il trenino dall'Anapo.
L'ultima corsa del mezzo avvenne il 30 giugno 1956.
Tra i suoi usi anche quello bellico nel 1923.
Sortino. Non sarà più un ricordo attraversare la valle dell'Anapo su un trenino. Infatti, nel recente incontro che si è avuto alla Regione siciliana, è stato confermato che tra i progetti che saranno finanziati con i fondi europei c'è quello che prevede di trasportare con un trenino, molto probabilmente gommato, i visitatori lungo il tracciato dell'ex ferrovia Siracusa-Ragusa-Vizzini, con partenza dalla stazione Fusco e arrivo alla stazione Giambra-Ferla.
Soltanto che questo progetto è da anni che si deve realizzare e ancora rimane sulla carta. Essendo ormai appianata la diversità di vedute tra chi deve realizzare il progetto e chi invece ancora oggi gestisce la valle dell'Anapo, non ci dovrebbero essere più ritardi nella realizzazione del progetto.
Comunque, appare certo che si potrà tornare a provare quelle emozioni di un tempo, quando era meraviglioso e spettacolare, fino alla metà del secolo scorso, viaggiare lungo la valle dell'Anapo. 
Una valle, quella scavata dal mitico fiume Anapo, che la fantasia di Teocrito e Filosteno immaginò popolato di ninfe e pastori e che si poteva ammirare, in tutto il suo fascino, percorrendola su un trenino a scartamento ridotto che arrancava a velocità contenuta e che, quindi, offriva lo spettacolo del paesaggio costellato di frassini, noci, pioppi, platani, olmi e di ombre di ripidi monti che il sole proiettava all'interno della stessa valle.
Lo spettacolo, dato dalla rigogliosa vegetazione a un tratto di interrompe e il suo posto viene preso dalla montagna sacra. Si tratta della necropoli di Pantalica, l'immenso cimitero preistorico, una sorta di lungo e profondo canyon traforato da misteriose grotte. Questa necropoli è stata dichiarata dall'Unesco «Patrimonio dell'umanità». E mentre in altre zone d'Italia si valorizzano queste ferrovie di un tempo, nella nostra provincia, soltanto di recente di sta cercando di farlo.
Ma occorre farlo con urgenza, magari già dalla prossima primavera, perché lo sviluppo e la valorizzazione dell'alta valle dell'Anapo e della zona archeologica di Pantalica non possono più attendere.
Di recente, un cappuccino, padre Amedeo Iaia ha riproposto la storia di questo trenino che cominciò a percorrere questo tragitto che da Siracusa portava a Ragusa e Vizzini nel 1915. Iniziò a percorrere un primo tratto da Siracusa a Solarino, poi nel 1923 il trenino raggiunse Sortino e, quindi, tutti gli altri centri iblei, fino a Ragusa. Nel 1943, il trenino fu requisito per trasportare truppe militari e materiale bellico da Siracusa a Palazzolo. L'ultima corsa nel 1956: dopo circa 40 anni di lodevole servizio fu mandato in pensione e alle 9,30 del 30 giugno 1956, il trenino emise l'ultimo fischio. Ora, c'è la possibilità che questo trenino, su ruote gommate, possa ritornare a percorrere, almeno, il tratto dell'ex ferrovia secondaria che dalla stazione Fusco arriva alla stazione di Giambra. È ovvio che un trenino su ruote gommate non sarà mai un trenino tradizionale, che scorre su binari d'acciaio.
Paolo Mangiafico

Quanto scritto nel giornale mi da lo spunto per riproporvi alcuni video, che trattano gli stessi argomenti:
  Il primo video che segue è stato ispirato dal libro 
"SORTINO IERI E OGGI"  
pubblicato nel 2008, e scritto proprio dal cappuccino Padre Amedeo Iaia. 

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Nell'articolo si dice ... "che la fantasia di Teocrito e Filosteno immaginò popolato di ninfe e pastori"...
Qualche anno fa è stata realizzata una bellissima opera poetica cinematografica dal titolo:
"CANTO D'ALFEO"
Gli autori del film hanno raccontato la leggenda di Aretusa e Alfeo ambientata proprio a Pantalica.
Le riprese e la regia sono del "nostro" PINO ADORNO.
VIDEO IN 5 PARTI
Cliccando sulla "freccia-paly" si avvia la riproduzione del primo video e alla fine di questo, in automatico, saranno riprodotti gli altri.
Per vedere la lista dei 5 video, cliccare sul rettangolo bianco nella barra dei comandi, sulla parte inferiore del riproduttore.
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Un'altro spunto è quello di un 
VIAGGIO VIRTUALE 
 nella valle dell'Anapo, 
in attesa della realizzazione (forse mai...) di quello reale.
(2 video)
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Il video che segue è stato realizzato con una parte
delle immagini contenute in un bellissimo libro
dal titolo:
"FERROVIA SECONDARIA
SIRACUSA RAGUSA VIZZINI"
curato dal signor
GIOVANNI DIQUATTRO
(Ragusa)
 Si tratta di un'opera completa che racconta e desrive,
in modo particolareggiato tutta la storia del
trenino dell'Anapo,
ricco d'immagini, schemi, disegni e documenti storici.
Nelle ultime pagine, ci sono persino gli elenchi di tutti i dipendenti,
che si sono succeduti nel corso dell'esercizio del trenino.
Se qualcuno fosse interessato all'acquisto,
lo può trovare solo nelle seguenti librerie di Ragusa:
  • Libreria Paolino.
  • Libreria Flaccavento
  • Libreria Loos Sabine
(costa 35 euro)
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7 commenti:

Nunzio Cartelli ha detto...

Con quel trenino ho fatto la prima esperienza di viaggiare in treno per recarci a Siracusa.Assieme a mio fratello più grande,ovviamente sotto la vigile presenza del papà ci siamo recati in città.Indossavamo delle camicette bianche,la mamma le aveva preparate con tutto l'amore,ma il fumo della locomitiva le sporcò.

Ammammaluccatu ha detto...

La mia famiglia aveva, e noi eredi abbiamo ancora un piccolo appezzamento di terreno in contrada saraminzana... proprio dove oggi sorge la struttura della vigilanza, e quel trenino io lo ricordo benissimo.
Alle ore 8 in punto, con il suo ciuf ciuf e il doppio fischio, attraversava a uttiggheria diretto a Siracusa.
Il passaggio di ritorno sempre a uttiggheria era alle ore 16,30 in punto.
Vecchi ricordi dun tempo che fu!
Come diceva l'Illustre Luigi Pirandello, così è se vi pare...
aggiungo io: se non vi pare è lo stesso sono sempre vecchi ricordi e nulla più.

Maria Bombaci ha detto...

Ora abbiamo una vaga speranza che rimettano il trenino finanziandolo con i fondi UE. Ma intanto da anni quella valle meravigliosa e' preclusa ai più. La causa e' un perfido mix fra una eccessiva teoria paesaggistica naturalista e interessi economici di una selezionata élite. Forse hanno pensato che le camicie sporche fossero il male assoluto per tutta la necropoli?

Gianni Di Pasquale ha detto...

Anch'io ho un vecchio ricordo legato al trenino dell'Anapo:
Ero un ragazzino di circa 10 anni e (nel mio piccolo)aiutavo i miei fratelli a "zappuliari u lauri"
Il lavoro era lungo e stancante in quanto, oltre a “zappuliare” a schiena bassa, spesso ci si doveva ulteriormente piegare per raccogliere alcuni ciuffi d’erba con la zolla di terra e “scutularli” nel manico “da zapputra”.
Ricordo, ci trovavamo nella parte più a sud-ovest della nostra proprietà (vedo la scena come se più di mezzo secolo non fosse passato) in un pomeriggio di marzo, uno dei miei fratelli smise di "zappuliari" e mi indicò in direzione di Siracusa, un pennacchio di fumo che rivelava il passaggio del trenino a vapore della ferrovia Siracusa Ragusa-Vizzini.
Immaginate la scena vista dall’alto: due giovanottoni e un ragazzino, immersi in un verde mare di “lauri”, zappe a riposo, che assistono allo spettacolo del passaggio di un treno a vapore.

LA VITA DI UN TRENO
E' FATTA
DI MOMENTI MERAVIGLIOSI
MA ANCHE
DI ...TRAVERSINE!
(anonimo)

Zino Giaccotto ha detto...

A proposito del "trenino della Val d'Anapo" faccio anch'io il tifo perchè venga ripristinato. Ma mi dispiace essere in completo disaccordo col mio amico P.Amedeo Iaia, che definisce una "caricatura" il trenino a ruote gommate, preferendo il romantico ciuf ciuf della ferrovia su rotaia. Ora - a parte i costi proibitivi di un ripristino dei binari - chi si definisce "un cultore della natura" non può non considerare negativamente l'inquinamento acustico dello sferragliare di un treno in una valle connotata dall'antico, magico silenzio del culto dei morti; altro inquinamento era poi determinato dal fumo carico di residui di carbone della locomotiva. Cerchiamo di immaginare invece l'incedere silenzioso di questo prefigurato mezzo di trasporto (non è necessario chiamarlo trenino) su ruote gommate e a propulsione elettrica. Il visitatore non potrebbe non rimanere stregato dal fascino misterioso di questa valle con le sue migliaia di occhiaie vuote che ci guardano da millenni, dove il silenzio è rotto sola dallo sciabordìo delle acque del fiume, dallo stormire delle foglie della fitta vegetazione e dai richiami degli uccelli rapaci... Zino Giaccotto

Gianni Di Pasquale ha detto...

Caro Zino Giaccotto, Sono completamente d'accordo con te. La soluzione del trenino con ruote gommate, si colloca a metà strada tra due estremi: quella che vorrebbe il reintegro del trenino con tanto di rotaie e locomotive a vapore e quelli a cui piace la situazione attuale (pedibus....).Se dipendesse da me opterei per una soluzione ancora intermedia, con il pregio che sarebbe una soluzione a costo zero: Permettere il libero accesso a pedoni e biciclette private e a noleggio. Temo però che, i vari enti interessati lasceranno le cose come stanno che, a pensarci bene, non sarà il peggiore dei mali.

Caro Zino, ho ritardato qualche giorno a scrivere questo commento, perché sono stato impegnato nella realizzazione di un video, contenente una parte delle immagini di quel bellissimo libro che, la primavera scorsa, mi hai prestato per qualche giorno. Ricordi?
Il libro, curato dal signor Giovanni Diquattro, dal titolo:
"LA FERROVIA SECONDARIA
SIRACUSA RAGUSA VIZZINI"
Per la pubblicazione del video, ho chiesto l'autorizzazione direttamente all'autore del libro, il quale ha acconsentito con piacere.
Il video si trova già alla fine di questo post, preceduto da una breve descrizione.

il giornale "la sicilia" del 31 gennaio 2012 ha detto...

Siracusa:
Una stazione solitaria
al capolinea del futuro.

Persi i collegamenti diretti con il Nord, tutte le tratte finiscono a Roma «mediatrice» non solo politica.
....
C'è chi ricorda, anche solo attraverso la memoria degli anziani, addirittura la tratta a scartamento ridotto Siracusa-Ragusa-Vizzini, che attraversava l'immensa Valle dell'Anapo, le rupi e la necropoli di Pantalica. Ma quella è un'altra storia, molto più romantica se vogliamo, datata 1956, con l'ultimo mogio trenino in modica corsa, partito dalla stazione di Solarino, addobbato degli ultimi rotabili, preparato per chiudere definitivamente il viaggio nella stazione del capoluogo, secondo volontà di Scalfaro e del decreto emanato allora.
Oggi, nessun romanticismo nel constatare l'aplomb quasi funereo della stazione di Siracusa che, tassello dopo tassello, ha scardinato ogni prerogativa, la sua stessa identità, perdendo corse e treni e quel minimo di autorevolezza che anche o soprattutto una stazione deve detenere.
Per cui, bandita la lunga tratta, soppresse le storiche lunghe percorrenze - come dimenticare la nostalgica (almeno nel nome) Freccia della Laguna? - rimane ben poco persino di una città. Finita, sparita la Freccia della Laguna (la ergiamo a metafora) e con essa tutte le evocazioni del caso, il mogio ritmare delle rotaie e il passo stanco di certi treni tanto cari alla nostra memoria, che si nutre spesso di piccole certezze, indissolubili consuetudini, punti di riferimento, come una volta doveva essere: barbiere, prete, sindaco, capostazione.
Lo hanno chiamato federalismo delle rotaie l'imprinting di Trenitalia che ci ha giocato un brutto scherzo. Senza treni e senza porto. Faccenda complicata. La città rischia di implodere, chiudersi e implodere.
Intanto in stazione mancano all'appello i viaggiatori, salvo pochi sparuti turisti di passaggio, quelli che ancora ostinati perseguono una certa idea, salvifica un tempo, della lentezza. Ma devono fermarsi a Roma, costoro. E se va bene. Tanto le partenze sono vincolate a cinque. Cinque partenze da Siracusa, ovunque si voglia finire nel resto di Italia, ci fermeranno a Roma. Fino a un decennio fa o poco meno, i vagoni morti erano in un'ala apposita e consentivano un minimo riparo ai senza tetto di Siracusa.
E l'accezione «morto» indicava paradossalmente più una solvenza, una possibilità, l'esatto contrario dell'irreversibilità del termine «morto». Oggi il binario e il vagone «morto» è definizione assoluta. Morto uguale deserto, defunto, seppellito. Una città con una stazione in agonia, senza treni, è una città senza anima.
Abbiamo smarrito la via, non solo quella per il Continente. Abbiamo smarrito il genius loci. Avremo difficoltà a riconoscerci in qualcosa, in una precipuità nostra, isolana, siciliana, proprio adesso, in tempi di rivoluzioni e rivendicazioni finanche autoctone. È un peccato. È una lacerazione, che avrà strascichi non soltanto economici, va da sé. Da sciocchi sottovalutarlo.
Veronica Tomassini