4 marzo 2011

SETTIMO MARTORANO


Oggi 4 marzo 2011 è deceduto il nostro amico e poeta dialettale
Settimo Marturano
Con la scomparsa di questo 
“Poeta Contadino” 
Sortino perde un figlio d’arte, autore di centinaia di poesie
in dialetto sortinese.
Pubblicando qualche sua opera, credo sia il modo migliore per ricordarlo.

I due video che seguono (già pubblicati in questi blog) 
illustrano due poesie che ho avuto la fortuna di registrare dalla sua viva voce.
LITTRA D’AMURI
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A LORENA:
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BANNERA RI TRI CULURI
(letta da gianni dip)


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Segue il testo di alcune sue poesie

Rosa d'amuri

Rosa maiulina e prufumata,
si la biddhizza di lu me iardinu;
tantu ciaurusa quannu si sbucciata,
a la lapuzza fai lu meli finu.
Pi ogni fimmineddha 'nnamurata,
tu, prufumatu fai lu so' caminu,
ca appitturata di lu to' culuri
dopu la notti china di risinu,
d'intra lu pettu batti cu rumuri
lu curiceddhu chinu di l'Amuri.

Settimo Martorano
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Buccheri
Dintra ‘na naca fusti misa ‘n mbrazza,
‘u friscu dô Pisanu t’accarizza,
‘a pampina ‘u Mastreddhu ti la sguazza,
e di la Chiana resti la biddhizza,
Mungibeddhu di luntanu ti talia
Munti Lauru ti fa ‘na puisia.

Ascumminasti la me fantasia
virenniti cueta arripusari,
pi ttia ‘a cantu chista miludia,
quannu ‘u tô çiuri sugnu a ciaurari
e tu, Buccheri, dormi e t’arriposi
cô çiauru ca senti di li rosi.

Cu è ca ti stampau chissu vosi,
ti stinnicchiau ‘n menzu la friscura,
tutti li tò ducizzi l’arricosi,
ca ti lassau a bona cugnintura,
mentri t’annaculii si a ssunnari
pari ca dormi e ssi mis’ ‘a vulari.

Forti vi lu cantu a tutti pari,
amici ca a mia stati ascutannu,
i stiddhi ‘n celu sunu a lucicari,
li tò biddhizzi a tutti i vai mustrannu,
si misu tra Pisanu e lu Mastreddhu
cu li stratuzzi toi fatti a vureddhu.

Settimo Martorano
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IMMAGINI DI POESIE INCORNICIATE
(per la lettura, cliccare sull'immagine)

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 Alcune notizie stampa
dal giornale "LA SICILIA" del 11 gennaio 2008
La giuria laziale ha premiato il sortinese Settimo Martorano per «U silenzio 'i l'Abbazia»Il poeta dialettale di Sortino Settimo Martorano ha conquistato il terzo premio «Coppa della Regione Lazio», nel concorso letterario internazionale «San Benedetto», che si è svolto a Cassino.Settimo Martorano ha partecipato a questo concorso con la poesia «U silenziu ‘i l'Abbazia». A premiare Martorano è stata la scrittrice e cantante Azora Rais. La vena vernacolare di questo poeta sortinese risale, praticamente, a quando era bambino. In Settimo Martorano c'è stata sempre la capacità di utilizzare al meglio il dialetto siciliano, plasmarne le parole, piegarle alla sua ispirazione.Negli anni scorsi, Settimo Marrano ha ricevuto diversi premi ad Acicatena, dove gli è stata consegnata la «Coppa Elibel» per la poesia «A' morti dò Papa», in cui rievocava la scomparsa di Giovanni Paolo II, e a Caltanissetta, dove ha presentato «Giallu comu l'oru», in cui tratta il duro lavoro dei solfatari.Ne «'U silenzio ‘i l'Abbazia», viene descritto il silenzio, quasi surreale, che caratterizza questo luogo sacro, tanto che chi ha avuto l'esperienza di soggiornarvi «senti di siri sulu assemi a mia» e «sunari sentu iù ‘na miludia dhhu coru cilesti fa cuntenti l'arma».Nei versi di Martorano si possono riscontrare i mille volti della Sicilia, tra mare e montagne, fiabe e tradizioni, ricordi, culture, viaggi, colori, oggetti e le persone che in questa terra difficile hanno vissuto, che l'hanno conosciuta, amata, temuta, l'hanno arricchita con il loro lavoro, anche a costo di lasciarci la vita. E la poesia «Giallu come l'oru», è uno di questi esempi, in cui il solfataro considera «u surfuru.. culuratu, giallu comu l'oru» un «duci vilenu» per la sua salute. Sono diverse anche le poesie di Settimo Martorano che descrivono la civiltà contadina, in cui evidenzia i valori di questo mondo, che è anche il suo mondo, ricco di odori e di profumi della campagna.
Paolo Mangiafico
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3 commenti:

Capitina ha detto...

Peronalmente non conoscevo il
poeta Settimo Martorano.
Ma dalle sue poesie si evince
tutta la saggezza di uomo sincero.
Si dice che ogni anziano che muore,
è una biblioteca che scompare.
Persone come Lui, non muoiono per
sempre, perché indelebile restano
nella mente le sue poesie.
Grazie Signor Settimo per
le opere che ci ha donato.
Riposi in pace.

Il giornale "LA SICILIA" del 11 gennaio 2008 ha detto...

La giuria laziale ha premiato il sortinese Settimo Martorano per «U silenzio 'i l'Abbazia»Il poeta dialettale di Sortino Settimo Martorano ha conquistato il terzo premio «Coppa della Regione Lazio», nel concorso letterario internazionale «San Benedetto», che si è svolto a Cassino.Settimo Martorano ha partecipato a questo concorso con la poesia «U silenziu ‘i l'Abbazia». A premiare Martorano è stata la scrittrice e cantante Azora Rais. La vena vernacolare di questo poeta sortinese risale, praticamente, a quando era bambino. In Settimo Martorano c'è stata sempre la capacità di utilizzare al meglio il dialetto siciliano, plasmarne le parole, piegarle alla sua ispirazione.Negli anni scorsi, Settimo Marrano ha ricevuto diversi premi ad Acicatena, dove gli è stata consegnata la «Coppa Elibel» per la poesia «A' morti dò Papa», in cui rievocava la scomparsa di Giovanni Paolo II, e a Caltanissetta, dove ha presentato «Giallu comu l'oru», in cui tratta il duro lavoro dei solfatari.Ne «'U silenzio ‘i l'Abbazia», viene descritto il silenzio, quasi surreale, che caratterizza questo luogo sacro, tanto che chi ha avuto l'esperienza di soggiornarvi «senti di siri sulu assemi a mia» e «sunari sentu iù ‘na miludia dhhu coru cilesti fa cuntenti l'arma».Nei versi di Martorano si possono riscontrare i mille volti della Sicilia, tra mare e montagne, fiabe e tradizioni, ricordi, culture, viaggi, colori, oggetti e le persone che in questa terra difficile hanno vissuto, che l'hanno conosciuta, amata, temuta, l'hanno arricchita con il loro lavoro, anche a costo di lasciarci la vita. E la poesia «Giallu come l'oru», è uno di questi esempi, in cui il solfataro considera «u surfuru.. culuratu, giallu comu l'oru» un «duci vilenu» per la sua salute. Sono diverse anche le poesie di Settimo Martorano che descrivono la civiltà contadina, in cui evidenzia i valori di questo mondo, che è anche il suo mondo, ricco di odori e di profumi della campagna.
Paolo Mangiafico

Il giornale "LA SICILIA" del 6 marzo 2011 ha detto...

Tace la voce della fatica e della speranza Sortino
Niente più rime in vernacolo, si è spento il poeta-contadino Settimo Martorano

Sortino. Da ieri il centro ibleo è più povero, umanamente e culturalmente. Vinto da una grave malattia, si è spento il poeta-contadino Settimo Martorano. E per Sortino, la perdita dell'uomo che ne ha cantato fatica, speranza e bellezza è ancora più grave.
Settimo Martorano, non aveva «studi alti», la sua vita, dopo una parentesi lavorativa nella zona industriale di Priolo, l'ha trascorsa in campagna, dove ultimamente aveva realizzato un angolo d'Africa per avere avviato un allevamento di struzzi. La sua ultima poesia, che forse non ha avuto il tempo di trascrivere su pergamena - com'era solito fare per le sue opere - l'ha dedicata proprio a noi giornalisti che «purtruppu pi misteri sannu a fari i fatti i l'autri e mai chiddi soi». Ogni evento, specialmente locale, Settimo Martorano lo sottolineava con le sue «rime dialettali».
Uno degli eventi in cui la poesia di Martorano non poteva mancare era la sagra del miele, ai «vascitrari», cioè gli apicoltori, chiamati anche «lupi di notti». Con «Littra d'amuri: a me matri», il poeta dialettale di Sortino si era aggiudicato uno dei tanti primi premi nei vari concorsi a cui ha partecipato. «Littra d'amuri» è una lettera, che nel giorno di San Valentino, Settimo aveva scritto a sua madre, che non «canusciu»; di lei e delle coccole che gli sono mancate da bambino parla con rimpianto e nei versi la rievoca con tanto amore.
Con «U carusu da surfara» Settimo racconta la vita di un ragazzo costretto a lavorare in una delle tante miniere di zolfo della provincia di Caltanissetta. «Senza la scola, cu pisanti pisu vinni mannatu dinta lu ‘nfernu e ‘a notti sunnava ‘u Paradisu…» E Settimo Martorano, specialmente in questi ultimi giorni di vita, ha passato, come "du carusu da sufara", l'Inferno, visto anche la malattia con cui ha dovuto combattere. Ma, a differenza di quel ragazzo, il Paradiso non lo sogna perché, sicuramente, l'ha raggiunto.
Paolo Mangiafico