20 gennaio 2008

NOTIZIE

20 marzo 2008
ricevo la seguente mail da MARIO PERROTTA che pubblico volentieri

A tutti voi che mi avete scritto in quest'anno, parlando,
ringraziando, analizzando, raccontando, chiedendo e
scandagliando EMIGRANTI ESPRESS.

L'avete chiesto in tanti ed ora è arrivato: EMIGRANTI
ESPRESS è diventato un libro edito da FANDANGO LIBRI e
sarà in libreria da oggi, 20 marzo 2008.

Vi aspetto tutti nelle librerie italiane dove farò la
presentazione del libro con spettacolo annesso. Infatti
leggerò su musica un capitolo del libro, riproponendo dal
vivo il mix parole-musica della radio.

Siete tanti e siete praticamente una comunità sul mio
computer: spero di vedervi dal vivo e darvi un volto e una
voce.
Baci a tutti,
mario

www.fandango.it

www.marioperrotta.it

PER ASCOLTARE LE PUNTATE:

http://www.radio.rai.it/radio2/emigrantiespress/#




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dal giornale "LA SICILIA" del 11 gennaio 2008
La giuria laziale ha premiato il sortinese Settimo Martorano per «U silenzio 'i l'Abbazia»Il poeta dialettale di Sortino Settimo Martorano ha conquistato il terzo premio «Coppa della Regione Lazio», nel concorso letterario internazionale «San Benedetto», che si è svolto a Cassino.Settimo Martorano ha partecipato a questo concorso con la poesia «U silenziu ‘i l'Abbazia». A premiare Martorano è stata la scrittrice e cantante Azora Rais. La vena vernacolare di questo poeta sortinese risale, praticamente, a quando era bambino. In Settimo Martorano c'è stata sempre la capacità di utilizzare al meglio il dialetto siciliano, plasmarne le parole, piegarle alla sua ispirazione.Negli anni scorsi, Settimo Marrano ha ricevuto diversi premi ad Acicatena, dove gli è stata consegnata la «Coppa Elibel» per la poesia «A' morti dò Papa», in cui rievocava la scomparsa di Giovanni Paolo II, e a Caltanissetta, dove ha presentato «Giallu comu l'oru», in cui tratta il duro lavoro dei solfatari.Ne «'U silenzio ‘i l'Abbazia», viene descritto il silenzio, quasi surreale, che caratterizza questo luogo sacro, tanto che chi ha avuto l'esperienza di soggiornarvi «senti di siri sulu assemi a mia» e «sunari sentu iù ‘na miludia dhhu coru cilesti fa cuntenti l'arma».Nei versi di Martorano si possono riscontrare i mille volti della Sicilia, tra mare e montagne, fiabe e tradizioni, ricordi, culture, viaggi, colori, oggetti e le persone che in questa terra difficile hanno vissuto, che l'hanno conosciuta, amata, temuta, l'hanno arricchita con il loro lavoro, anche a costo di lasciarci la vita. E la poesia «Giallu come l'oru», è uno di questi esempi, in cui il solfataro considera «u surfuru.. culuratu, giallu comu l'oru» un «duci vilenu» per la sua salute. Sono diverse anche le poesie di Settimo Martorano che descrivono la civiltà contadina, in cui evidenzia i valori di questo mondo, che è anche il suo mondo, ricco di odori e di profumi della campagna.
Paolo Mangiafico




dal giornale LA SICILIA del 23 gennaio 2008

nercopoli favara

Sortino. Una necropoli rupestre sulle alture della contrada Favara versa nell'assoluto abbandono, mentre potrebbe diventare oggetto di studio per la sua peculiarità. A segnalare la presenza di questa necropoli è stato Augusto Rio, avvocato di professione, probabile magistrato (nel concorso ha superato lo scritto e aspetta di essere chiamato per la prova orale), appassionato di archeologia. La peculiarità di queste tombe, che sono ubicate sui poggetti della Favara è dovuta al fatto che sono diverse da quelle che si trovano nella necropoli di Pantalica. Infatti si tratta di tombe monumentali, in quanto presentano un prospetto a pilastri. Queste tombe, come ha ribadito Augusto Rio, sono simili a quelle che si trovano in contrada Cava Lazzaro, in territorio di Rosolini, e a Castelluccio. Sono tombe che risalgano al periodo Castellucciano e, quindi, risalgono ad un periodo anteriore a quello di Pantalica. Un'altra particolarità di questa piccola necropoli è dovuta alla presenza di una tomba interrata che è, stranamente, doppia. Nei prossimi giorni, invitato da Augusto Rio, è atteso in zona il sovrintendente emerito dei Beni culturali Giuseppe Voza, che ha già conosce il luogo e può dare delle delucidazioni su queste particolari tombe. La zona iblea, quindi, ancora una volta presenta luoghi di grande importanza archeologia. Sarebbe importante sapere chi abitò questi luoghi prima dell'arrivo dei Siculi che si stabilirono sulla montagna di Pantalica. E' assai probabile che queste tombe siano state realizzate in forma monumentale perché potrebbero risalire al culto dei morti quando questo era fondato sulla Dea Madre. La Sicilia, in quel periodo, era abitata, secondo una leggenda, dai giganti. La forma monumentale di queste tombe nascerebbe dalla credenza che potessero servire solo a tumulare uomini giganteschi.
P. M.
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Dal giornale “La Sicilia” del 30 gennaio 2008

LA SCOMPARSA DELLE API
E LA PROFEZIA DI EINSTEIN

lbert Einstein, lo scienziato della
formula E=mc² che ha aperto l’Umanità
verso gli orizzonti dell’energia
nucleare, doveva essere anche un acuto osservatore
della Natura. In tempi assolutamente
non sospetti, ancora prima che parlare
di inquinamento fosse diventata quasi
un’abitudine dell’uomo del 21° secolo, l’aveva
detto chiaramente: «Quando scompariranno
le api, scompariranno anche gli uomini».
Chissà quanti dei suoi contemporanei –
scienziati compresi – avranno giudicato quest’affermazione
un’altra delle bizzarrie di
Einstein. Eppure, così come è accaduto per
tante delle «bizzarrie» matematiche e teoretiche
di questo genio incomparabile, oggi
scopriamo che aveva detto il vero. E scopriamo
anche – visto che non ci ha mentito – che
dovremmo correre subito ai ripari visto che
dal 30 al 50 per cento delle api è già sparito.
Per quale ragione, nonostante le ricerche,
nessuno lo sa. Forse l’inquinamento atmosferico,
forse i pesticidi e i fitofarmaci utilizzati
in agricoltura, forse le onde elettromagnetiche
dei nostri telefoni cellulari, forse il cambiamento
climatico, forse tutte queste ragioni
messe insieme. La realtà è che le api
stanno scomparendo e ciò che dovrebbe allarmarci
e farci preoccupare per davvero non
è il calo vertiginoso della produzione di miele,
ma che questi insetti – simbolo della laboriosità,
della convivenza e dell’organizzazione
– volando di fiore in fiore a suggere il nettare
non collaboreranno più con la Natura,
non incrementeranno e miglioreranno l’impollinazione.
La madre di ogni frutto. Pensiamoci.
Siamo vicini alla nostra fine probabilmente
più di quanto immaginiamo mentre
stiamo ancora a discutere se Kyoto sì oppure
no.
Albert Einstein ci aveva avvertito.

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